Di quando lasci Tessa davanti al supermercato dopo una nuotata
Supermercato, esterno giorno. Lascio fuori Tessa, legata a un palo, all’ombra. La lascio sempre in prossimità delle casse, così la vedo più facilmente. Alcune cassiere ormai mi riconoscono, sanno che Tessa è mia.
Mentre pago, vedo una signora in piedi vicino a Tessa. Le mani piantate sui fianchi, i gomiti ad angolo retto, si guarda attorno. Non ha la postura di quelli che escono di solito e mollano la spesa con tutte le uova per riempire di coccole Tessa. Ha una postura da paladina della giustizia de noantri. Accanto a lei c’è una signora africana che spesso la mattina trovo vicino ai carrelli. La signora mi conosce e conosce Tessa, ci ho parlato un attimo prima, mentre legavo Tessa, tant’è che quando mi vede mi indica alla signora dei gomiti. Quella mi vede attraverso i vetri ma ancora non pare convinta. I gomiti sono sempre lì.
Ora, già una che si pianta così vicino a Tessa a quel modo mi dà fastidio, ma quella ha proprio un’espressione di quelle antipatiche. E Tessa deve aver capito perché quando mi vede, e la signora si avvicina, Tessa un po’ si scansa. Come a dire guarda che questa non piace neppure a me. Che però interpretato male può pure sembrare “sono un cane maltrattato e non mi fido più degli esseri umani”. La signora pianta ancora di più i gomiti, lo vedo.
Non lo so, la fila non è neppure lunga ma io mi preparo al predicozzo che fa caldo per i cani a stare lì (pure se c’è l’ombra). E magari me l’avrebbe pure fatto se non fosse che st’esperta cinofila se n’è uscita subito con:
“È così sudata poverina…”.
“Sudata? Guardi che si è appena fatta un bagno al lago. È solo bagnata. Sta più fresca di noi”.
“Ah, è per quello?”
Segue fuga su una pandina rossa.
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