Il vino in italia, vigneti e cantine
Di vulcani, di viti e di un sogno
In viaggio alle pendici dell’Etna e non solo
Io amo i vulcani, da sempre. E’ qualcosa di viscerale che si è formato lentamente, senza che ci facessi caso, mentre crescevo e abitavo, guarda le coincidenze, nel cratere di un vulcano estinto. Qualcosa che si è andato rafforzando negli anni, fino a manifestarsi pienamente nel 2002 quando mi sono trovata davanti al cratere crollato di Capelinhos sull’isola di Fajal, o davanti al Lagoa do Fogo sull’isola di Sao Miguel (entrambe le isole fanno parte dell’arcipelago delle Azzorre), un paradiso di nebbia e silenzio. L’anno successivo sono stata su Stromboli, di notte, pochi mesi dopo lo tsunami, e sull’Etna durante l’eruzione del 2004 – all’epoca avevo scritto anche un pezzo per Bibenda, sui vini prodotti in zone vulcaniche attive (quella volta ero andata a trovare Cottanera). Già allora in viaggio da sola ricordo una indimenticabile “gita” sulla circumetnea, un viaggio di 3 ore, tant’è grande la Muntagna, al termine del quale avevo fatto amicizia con controllore, macchinista e pure un amico loro (età media 60 anni, non pensate male), e sono finita in cabina per buona parte del percorso a sentire aneddoti di vita alle pendici dell’Etna.
Ovviamente sono tornata da quelle parti anche per Il vino in Italia. Tappa a Milo, da Barone di Villagrande, e poi da Benanti a Viagrande. E in mezzo una toccata e fuga sull’Etna… e ho raccontato anche quella, perché se vai in cima al vulcano e un’ora dopo sei in mezzo a un vigneto, più in basso, e vedi che la terra ha lo stesso colore, allora capisci davvero l’unicità di questo territorio così magico. E chissà che un giorno non riesca a scrivere anche un libro intero sui vulcani… chissà. Sarebbe davvero un sogno.
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ANNA Maria
2nd Dicembre 2011 at 1:32 pmCapisco perfettamente quello che dici anche se non sono esperta dei vini. Anni fa sono stata a Santorini che è un isola vulcanica. Ho visto le loro viti e sono rimasta impressionata,
Vedere questi tralci ( scusa se il termine non è preciso) bassissimi con l ‘uva appoggiata sul terreno nero di cenere vulcanica mi ha fatto capire subito la spettacolarità del vino prodotto in questo angolo della Grecia.
Un saluto.
Slawka G. Scarso
2nd Dicembre 2011 at 3:49 pmCiao Anna Maria! Ah, che bella l’isola di Santorini! Bellissime quelle viti – lì le allevano ad alberello, e sono basse, proprio come le hai descritte. Se ricordo bene è per via del vento… Grazie per aver condiviso questo tuo ricordo!
Gastrofanatico
9th Dicembre 2011 at 7:23 pmDel resto anche il Vulture è un ex vulcano 😉
Quindi perché no un libro sui vini vulcaniani?
Slawka G. Scarso
9th Dicembre 2011 at 11:58 pm@gastrofanatico… chissà… 😉