Il vino in italia, vigneti e cantine
Alla scoperta della Vernaccia di San Gimignano
Chiamatela come vi pare: San Gimignano è per alcuni la Manhattan del medioevo, per altri la Disneyland della Toscana. Ora come ora l’attraversi e ti conviene stare col naso puntato sempre in su, a farti sorprendere dalla vista delle torri rimaste ancora in piedi – all’epoca le famiglie nobili facevano a gara a chi era più potente costruendo la torre più alta, l’uomo da quel punto di vista non sembra essersi evoluto più di tanto – piuttosto che guardare i negozietti con souvenir tutti uguali. Malgrado questo quando arrivi ti rendi conto che meriterebbe un weekend intero, per scoprire ogni affresco nascosto, ogni vicoletto.
Ma San Gimignano è anche la terra cha ha dato i natali alla Vernaccia (di San Gimignano, appunto) già menzionata da Dante e prima Doc italiana. Peccato che oggi quella Doc sia scarsamente conosciuta, che pure qui a Roma – ma che dico a Roma, già a Firenze! – capiti di rado di imbattersi in una Vernaccia nelle carte dei vini e finisce più sovente nelle cantine degli enoturisti tedeschi. E allora, quando il bravissimo Davide Bonucci dell’Enoclub Siena mi ha chiesto se volevo partecipare a un evento che stava organizzando proprio sulla Vernaccia, ho pensato che sarebbe stata l’occasione perfetta per colmare ogni mia lacuna.
Ci siamo ritrovati nell’azienda Mormoraia, che ci ha gentilmente ospitato – oltre a essere produttrice di Vernaccia ha anche un agriturismo curato in ogni dettaglio. E se da una parte digradano le vigne, dall’altra con un effetto sorpresa che fa quasi barocco ecco spuntare le torri di San Gimignano, casomai ti fosse venuto il dubbio di dove ti trovi. Tutto questo mentre dozzine di rondini giocano a rincorrersi prima di tornare al nido sotto le grondaie del casolare.
Mormoraia – Vigneti
Mentre gli altri arrivavano, ho approfittato per visitare la cantina con Mattia Barzaghi, che oggi lavora come loro cantiniere oltre ad aver spostato qui la produzione dei vini che ricadono ora nel suo nuovo marchio, ReZet – i vigneti da cui ottiene i suoi vini, a base Vernaccia, soprattutto, e da vecchie viti, invece, sono quelli di prima. Un peccato non aver avuto l’occasione di vederli, questi vigneti, come quello che lui chiama Pianerottolo, ma vorrà dire che tornerò.
Le degustazioni sono iniziate nel pomeriggio, due sessioni alla cieca, una più alla cieca che mai. Siamo stati divisi in due sale, nella prima una decina di bicchieri di cristallo con il vino già versato – c’erano sopratutto produttori di Vernaccia, ma anche Fiano, Timorasso, un Riesling. Oltre ai produttori di Vernaccia, cosa che è stata di particolare stimolo per la discussione, erano presenti anche altri produttori, incluso Walter Massa che ha raccontato la sua esperienza col Timorasso, che fino a poco tempo fa era rimasto in un polveroso oblio e che oggi è un vino apprezzato per la sua particolarità (anche in quanto a prezzo). Seppur mischiata insieme ad altri vini, è stato bello iniziare a cogliere i tratti di questa Vernaccia sconosciuta, quella sapidità così caratterizzante, la freschezza, la struttura in alcuni casi quasi poderosa. Bello parlare più tardi con Alessandro Tofanari dell’azienda La Castellaccia, progetto giovanissimo raccontato con grande umiltà, ma se i risultati sono già questi c’è davvero da sperare bene per questa tipologia. E c’erano anche Pietro Biagini dell’azienda Signano e ammetto che mi sono emozionata a vederlo emozionato mentre si discuteva del suo vino – le altre aziende presenti, oltre ovviamente a Mormoraia e ReZet, anche Colombaio di Santa Chiara e Cappella Sant’Andrea. Ognuno con le sue caratteristiche, ma fanno tutti sperare che gli altri produttori della zona seguano il loro esempio.
E dopo quella c’è stata la sessione con le riserve, e qui invece i bicchieri erano neri, e in mezzo c’era pure un rosato. Esperienza eccezionale, un’idea di Davide Bonucci, tanto per cambiare. Degustare nei bicchieri neri scombina tutti i sensi, ti costringe a ragionare davvero sull’olfatto, sul gusto, cercando di capire cos’è nascosto dietro al cristallo nero. La mia personale soddisfazione l’aver riconosciuto – dopo aver saputo che era presente tra quelli – il Verdicchio Vigna delle Oche di Fattoria San Lorenzo.
Simone Morosi, che pure era tra gli organizzatori dell’evento e moderava una della degustazioni, quella alla cieca “normale”, senza bicchieri neri, ci ha chiesto se usciti di lì avremmo scelto una Vernaccia di San Gimignano, a trovarla in carta. Dopo una degustazione del genere direi proprio di sì. Hurrà per la Vernaccia. Il mio unico rammarico è stato il fatto di non aver avuto il tempo di fermarmi a visitare le cantine presenti all’evento, ma vuol dire che ho un’ottima scusa per tornare.
Degustazione di Vernaccia di San Gimignano con bicchieri neri
Natascia
25th Maggio 2012 at 8:47 amBuongiorno Slawka, grazie per il resoconto della giornata alla scoperta della Vernaccia, avrei voluto esserci anche io 🙂 ma purtroppo non sono riuscita a venire! Ti ho mancata per poco.
Slawka G. Scarso
25th Maggio 2012 at 9:03 amCiao Natascia! che peccato non esserci incrociate. Speriamo di recuperare presto 😉 un abbraccio grande!
gastrofanatico
29th Maggio 2012 at 5:07 pm😉
gastrofanatico
29th Maggio 2012 at 5:08 pmhttp://www.flickr.com/photos/skyscan/7135227533/ ops..
Slawka G. Scarso
29th Maggio 2012 at 5:26 pm:)))) ma in cima sarà forse una di quelle statue che si vedevano anche in giro per i vicoletti?