Slawka G. Scarso

Short stories, poems and the odd travel note // Racconti, poesie, e qualche appunto di viaggio

Scampoli di vita

La poesia al Festival delle Letterature

Festival delle letteratureIeri sera sono stata con un’amica al Festival delle Letterature. C’era la serata dedicata alla poesia e volevo proprio vedere dal vivo qualche nome affermato della poesia. Inutile dire che i nomi non li avevo mai sentiti menzionare – sarà stata ignoranza mia, di certo – inutile dire che di gente ce n’era così poca in fila che una volta tanto sarebbe stato possibile arrivare direttamente alle 21, ora di inizio dello spettacolo. La poesia, per dirla sdrammatizzando, proprio non acchiappa.

Il fatto è che poi sul palco si sono avvicendati autori grigi, la maggior parte dei quali dimostrava che lo scrittore, e quindi anche il poeta, farebbe meglio a scrivere senza presentarsi in giro, senza leggere i propri lavori solo per straziarli. E straziarci. Ma quello che mi è mancato, in sei autori su sette, era la poesia! In un’occasione in cui si sarebbe potuto attirare gente – e in Inghilterra mi dicono che la poesia sta riprendendo piede e ricomincia a vendere – i cari poeti quasi-estinti si sono di nuovo messi su un piedistallo fatto di parole desuete, parlando di concetti così astratti e distanti (persino nel tempo, alcuni parevano calati con tanto di naftalina in un passato che nessuno ricorda più) che riuscire a capirli era impossibile.

Ma perché? Per quale motivo in un’occasione del genere, in una location così splendida, capace di attirare le masse (e mettere insieme 2000 persone per ascoltare poesia non è impresa da poco) non si sono messi in testa di approfittare dell’occasione, del tema imposto per trattarlo in modo accessibile, per non spingere il pubblico, uscendo, a dire “E’ l’ultima volta che sacrifico una serata per la poesia?”.

La cosa che più mi ha sconvolto poi non era tanto l’uso di parole difficili, desuete, che creano comunque un muro col lettore che dovrebbe andare in giro, secondo loro, col Devoto-Oli sotto braccio manco fosse una baguette e manco fossimo in Francia, ma la totale mancanza di musicalità nelle parole e nei versi. L’ho cercata, l’ho aspettata, l’ho desiderata fino all’ultima poesia ma nulla. L’unico che invece a mio avviso è riuscito a calarsi nel presente, come linguaggio e come temi, l’unico ad aver valorizzato la musica che c’è dietro la parola (ma ‘sti poeti, le leggono ad alta voce le loro poesie, sì o no?), è stato Giuseppe Conte, al quale alla fine della serata ho stretto la mano. Gli altri non li menziono neppure. Sconosciuti erano – perché la maggior parte dei poeti viventi sono sconosciuti – sconosciuti rimarranno.

Però se dovessi sentire gli altri sei dire che nessuno compra poesia un paio di spiegazioni da dar loro le avrei.

3 Comments

  1. Livia

    6th Giugno 2009 at 8:06 am

    Hai colto esattamente il punto. La poesia non può e non deve essere un esercizio fine a sé stesso o un modo per incensarsi.
    E poi: si fa presto a dire poeta, eh. Come se io, disegnando su una tela, mi definissi “pittrice”.

  2. Dario

    6th Giugno 2009 at 8:51 am

    Non so nulla della manifestazione ma mi ha fatto sorridere il ritrovarmi in queste tue frasi:
    “La cosa che più mi ha sconvolto poi non era tanto l’uso di parole difficili, desuete, […] ma la totale mancanza di musicalità nelle parole e nei versi.”
    🙂 Ciao, Dario.

  3. Giovenale

    11th Giugno 2009 at 3:27 pm

    La poesia ?

    La parola poetica, per molti, rappresenta una modalità conoscitiva privilegiata, complementare e necessaria alla ricerca di se o alla comprensione del mondo in cui viviamo.

    Segna i passi, raccoglie le distanze e le racconta.

    In alcuni, la ricerca poetica porta i segni di una continua spoliazione sino alla nudità estrema mentre per altri l’effervescenza creativa delle metafore scopre e rinnova simboli già acquisiti all’uso da immettere, ex novo, nel circuito letterario.

    Altri sono alla ricerca continua di un dialogo ….. ininterrotto e intenso ….. con gli autori antichi e moderni, poeti o artisti realizzando una sorta di polifonia entro la quale il lavoro (la ricerca) artistico a latere agisce come impulso poetico.
    Un tentativo di arte totale. Forse ….

    C’è poi chi, io probabilmente tra questi , scrive e basta, felice di farlo e non pretende altro cioè non cerca il consenso della critica e non pensa di arrivare a livelli più elevati. (Non entra nella ‘’commercializzazione delle parole ‘’ …non mercanteggia l’essere, se lo è, poeta)

    Scrive, ed io lo sono quando mi riesce, felice di farlo, per vivere e comunicare. E vivere è amare.

    C’è chi, io tra questi, ‘’ legge il grande libro del creato facendo memoria della terra dell’origine cui il cuore aspira tornare ‘’. Dio è buono !

    C’è poi chi ….Non comprende l’atto poetico perché è troppo ‘’giovane’’ e quindi incapace di scendere nel vissuto e nella ricerca dell’altro o troppo ‘’vecchio’’ (vecchio dentro) per comprendere i percorsi che l’arte e la ricerca artistica inevitabilmente comportano.

    La vita ?
    la vita … è fatta di porte che si aprono, si chiudono, di paesaggi che scorrono a volte montuosi altre volte pianeggianti.

    Fare poesia è raccontare l’orizzonte dei passi che si succedono … che investono ogni aspetto dell’esistenza: la gioia e il dolore, la commozione, la preghiera, i momenti di angoscia, di solitudine esistenziale, il deserto interiore, la stanchezza del vivere: La speranza !

    Vivere la poesia significa … che continuiamo ad esistere; che continuiamo a soffrire e amare. Soprattutto amare . Se siamo nel deserto (della poesia e quindi della vita) lottiamo per uscirne.

    Buona vita, Giovenale Nino Sassi.

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