Con o senza rima, Il vino in italia, Scampoli di vita
labkhande e i miei auguri
Eccola arrivata, la fine di questo 2012, e pare forse un controsenso, chiuderlo con un post, proprio quest’anno che mi sembra di aver scritto così poco sul blog, ma almeno stavolta un post non lo posso proprio evitare.
E’ stato un anno pieno, come un vaso sul punto di traboccare. Un anno cominciato con tanti progetti, alcuni portati avanti, alcuni messi da parte, altri in corso d’opera – inclusi quelli di scrittura. Un anno di viaggi in giro per l’Italia, soprattutto nella prima metà: di treni presi per miracolo, alberghi extra-lusso, a volte, e sistemazioni molto più low cost altre, incluso un bed & breakfast con un titolare matto che ci chiudeva dentro ogni notte. “A Sla’, ma ti rendi conto che è sequestro di persona?” questa sarà una delle frasi topiche del 2012.
Ho imparato tanto, in quest’anno. Sul lavoro, sulle persone. Alcune lezioni sono state sofferte, altre divertenti, altre un po’ costose: da ognuna sono uscita più ricca – umanamente, che a nessuno venga in mente di tenerne conto per il redditometro.
Tra i soliti alti e bassi ci sono stati momenti di felicità, in quest’anno, che mai mi sarei immaginata. Risate per un niente, serenità neanche avessi di nuovo 2 anni. Una felicità che mi ha portato, un giorno di fine ottobre, a iniziare quello che sta prendendo forma come un nuovo percorso (tant’è che nel 2013 conto di tornare tra i banchi di scuola). Un percorso che vedo un po’ come un ringraziamento di lungo periodo. Qualcosa da portare avanti da subito, e a lungo, qualcosa che era nella mia testa già da tanto tempo, anzi, da sempre.
Per una serie di coincidenze ho scoperto due associazioni di volontariato che operano a Roma. La prima, si chiama Prime Italia, si occupa soprattutto di rifugiati politici cercando di aiutarli a trovare lavoro. Tra i loro progetti c’è quello della scuola guida per i rifugiati. Così una o due volte al mese vado a insegnare la teoria – che poi non è che richieda chissà quale sforzo: bisogna leggere le slide e spiegare le parole difficili.
Poi c’è Binario15, un’altra associazione di volontariato nata per aiutare i minori afghani di passaggio a Roma nel loro viaggio verso il nord Europa. Tra le tante attività di Binario 15 c’è anche quella del laboratorio di inglese che si svolge il sabato pomeriggio. E’ un laboratorio informale, niente cattedre et similia, piuttosto si cerca di trovare un modo simpatico per insegnare l’inglese ai ragazzi e soprattutto per farli distrarre. Così l’idea è quella di dare quelle nozioni di base che potrebbero aiutarli durante il viaggio. Poi ci sono i ragazzi che parlano già un po’ di inglese, alcuni sono diretti pure loro verso il nord Europa, altri invece sono rimasti qui e così questi incontri sono l’occasione per aiutarli a migliorare la conoscenza dell’inglese. Si impara, si ride, si chiacchiera. Come in tutte le esperienze di volontariato, finisce che ricevi sempre molto più di quello che senti di aver dato. E spesso sono anch’io a imparare visto che non manca occasione perché mi spieghino come si dicono alcune parole in farsi. Queste ultime due esperienze sono iniziate soltanto a partire da ottobre eppure sono alla fine la cosa più bella che mi sia capitata quest’anno. E quello che spero di portare ancora nel 2013, nel 2014 e dopo ancora.
Così chiudo con una delle parole che mi hanno insegnato i ragazzi afghani il primo sabato in cui sono andata al laboratorio. Si pronuncia labkhande (non mi chiedete come si scrive in persiano) e vuol dire sorriso. E’ questo il mio augurio, che tutti quanti voi che leggerete questo post possiate affrontare sempre il 2013 con il sorriso.
Arturo
9th Gennaio 2013 at 7:27 pmGrazie e “labkhande” anche a te