Un senso compiuto
E così sono arrivata a sabato, con 50.000 battute in più all’attivo, che si vanno ad aggiungere a quel poco (molto poco) che avevo già scritto nei mesi precedenti. Scrivo il pomeriggio, il computer sempre nello stesso punto, gli occhi che quando si alzano dallo schermo vedono sempre lo stesso famoso palazzo.
So più o meno dove voglio arrivare, ma non so come ci arriverò. Non ho una traccia definita nella testa. Uno schema che mi indichi chi, cosa, dove, quando e perché. A volte mi metto al computer e ho la strana sensazione che ci sia qualcuno a dettare: io divento solo il “mezzo” che digita le parole in una certa sequenza.
E di solito quella sequenza ha un senso compiuto.
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