La melodia della parola scritta
Chi ha sentito parlare in polacco qualcuno, saprà che il polacco non è certo una lingua di per sé melodica come l’italiano. Eppure in queste settimane in cui sto abbinando alle lezioni di lingua mattutine, un corso pomeridiano di letteratura polacca, sto scoprendo una dimensione completamente nuova di questa lingua.
All’inizio del corso, la prof (Ewa Nowatowska, dell’università di Cracovia), aveva detto che il polacco è una lingua di poesia, piuttosto che di narrativa. Cosa intendeva dire l’ho scoperto solo col passare dei giorni, passando dalla lirica di Jan Kochanowski, e la sua “perfezione” rinascimentale, ai poemi romantici di Mickiewicz… “Litwo, ojczyzno moja”.
Di solito leggiamo i testi in inglese (li legge qualche ragazza americana a mo’ di lettura in chiesa…) e poi li legge in polacco la professoressa Nowatowska [seguono i commenti più o meno banali degli studenti americani – tutti universitari ma il livello è quello di un I liceo classico italiano].
Con i lamenti di Kochanowski mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi: poche parole piene di figure aprivano una breve poesia alle dimensioni di un poema epico. E un ritmo dei versi capace di creare, in poche righe, un’empatia col personaggio da togliere il fiato.
Sarà per questo che ieri sera, in giro per il centro, mi sono trovata da Empik (l’equivalente polacco della Feltrinelli) e ho comprato 3 libri in polacco, di autori contemporanei?
Ma soprattutto, riuscirò davvero a leggerli?
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