Slawka G. Scarso

Short stories, poems and the odd travel note // Racconti, poesie, e qualche appunto di viaggio

Con o senza rima

Di sogni e di spazzole

“Guardi, non è proprio così che si fa. Dia a me,” disse la Dottoressa Lissini strappando di mano la spazzola all’apprendista parrucchiera.
“Vede? Così,” mostrando il gesto appropriato e sbuffando.

Era l’ennesima parrucchiera che cambiava, e se da un lato non riusciva a capire per quale motivo nessuno riuscisse più a fare una piega decente, dall’altro ricordava bene ai tempi delle medie chi tra le sue compagne sceglieva di fare quella professione. Non erano certo le più brillanti. Per carità.

Lei, ad esempio, non avrebbe mai pensato di fare un corso da parrucchiera. A dieci anni aveva già pianificato di studiare al liceo classico, poi laurearsi in giurisprudenza e poi ancora, perché no, fare un master, magari negli Stati Uniti.

Intanto, l’apprendista, una ragazzina di 16, 17 anni al massimo, si stava velocemente colorando di un rosso acceso mentre litri di lacrime si accumulavano ai lati degli occhi, pronti a creare delle rapide forza cinque. Cercò di resistere, cercò di concentrarsi. Di pensare ad altro. Di darsi sicurezza. Nulla.
Alla fine la ragazzina scappò via, nascondendosi nello stanzino dove mischiavano tinte e trattamenti e lasciando la Dottoressa Lissini con la bocca aperta, gli occhi traboccanti di rabbia, e la spazzola attaccata alla testa, in un groviglio di capelli da mettere ancora in piega.
La Dottoressa Lissini continuò a guardarsi allo specchio, a guardare la spazzola incastrata tra i capelli, e neppure lei si riusciva a capacitare delle strane storpiature che stavano assumendo i suoi lineamenti. Fu quando il suo viso ebbe perso anche l’ultimo rimasuglio di grazia che diede inizio alle urla:

“Ma non è possibile! Ma che razza di posto è questo! Ma io vi denuncio! Ma io vi porto in tribunale! Ma io…”

Subito le corse incontro una signora che aveva intravisto prima. Lavorava lì, ma non aveva il camice come le ragazze che stavano al lavaggio o alla piega. Evidentemente era la proprietaria.

“Signora, la prego, stia tranquilla, ora risolviamo tutto,” cercò di rassicurarla mentre con passi piccoli ma velocissimi attraversava l’enorme salone di bellezza.
“Mi dispiace tantissimo per l’inconveniente, ma la prego, non si agiti così tanto”. Solo allora la Dottoressa Lissini, guardandosi intorno si rese conto delle facce atterrite delle altre clienti. Poi scrutò in viso la proprietaria rimanendo colpita da un piccolo neo che questa aveva accanto all’occhio sinistro.
“Luisa, sei tu?” chiese la Dottoressa Lissini.
“Mariangela! Non ci posso credere!”
“Quanti anni sono che non ci vediamo?”
“Saranno almeno 20,” rispose Luisa. “Come stai?” le chiese gentilmente, quasi coccolandola con la voce. Intanto le tolse la spazzola dai capelli e allungò il braccio per prendere il phon e finire la piega.
“Bene. Benissimo, grazie. E tu che hai fatto? Con le altre ragazze siamo rimaste in contatto, durante gli anni del liceo… Che peccato che ti abbiamo persa di vista.”
“Beh, sai, ero molto presa… prima il corso, poi dopo poco tempo che lavoravo ho deciso di aprire un’attività mia, sai…”
“Questa?”
“No, no…” abbassando lo sguardo.
La Dottoressa Lissini la guardò compassionevole. Evidentemente l’attività di parrucchiera era andata male.
“No..” proseguì Luisa, “questo è il quarto negozio che ho aperto…”
“Oh, mi dispiace,” la interruppe la Dottoressa Lissini, mal celando la sua felicità al sapere che alla sua compagna di classe parrucchiera erano andate in fumo ben quattro attività.
“E di cosa? Questo è il quarto di venti punti vendita. Una catena, insomma, con centri di bellezza in tutta Italia. Forse hai visto pure la pubblicità in televisione…” e sorrise apertamente. “E tu? Ti sei laureata? Ricordo che alle medie non parlavi di altro che della tua carriera… Chissà in che posto prestigioso lavori? La piega è per un’occasione importante, immagino…”
“Ehm, sai, quando ho finito il master mi sono subito sposata. Poi i figli. Poi la casa da sistemare. Oggi pomeriggio c’è il ricevimento dei professori a scuola…”

3 Comments

  1. Migratore

    20th Gennaio 2007 at 9:03 pm

    Eheheh,
    questa è una bastardata! 😀

    Comunque mi piacciono sempre più queste tue storielle da microlettura… ben scritte, accurate, dettagli minimi, a volte irrilevanti, che alla fine svelano l’arcano della storia intera…

    Complimenti, ammiratissimo! 😀

  2. Slawka G. Scarso

    24th Gennaio 2007 at 12:33 pm

    Grazie Migratore!
    Sempre gentilissimo, e detto da un poeta come te mi fa doppiamente piacere!

  3. Fabrizio

    25th Gennaio 2007 at 1:24 am

    Sono carini i tuoi raccontini. Ironici, arguti. Però guarda che possono essere divertenti anche i ricevimenti dei professori.

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