Il vino in italia, microracconti
Come anatre controcorrente – diario veronese
dal mio diario veronese – E insomma ho perso il treno per Cerea. Quello dopo impiegava due ore o quasi, e allora sono rimasta a Verona. Ho camminato senza neppure guardare la mappa, ho allungato il giro senza neppure darci peso. Poi mi sono fermata a guardare le anatre lungo l’Adige. Come scivolavano giù, seguendo la corrente, e comunque battevano forte le zampe. E mi chiedevo se a loro non viene in quell’istante l’ansia di risalire. Vai giù, veloce, ma poi chissà che fatica. Io ci penserei, per dire. E loro lì, invece, a scivolare giù, a gruppi di due o tre. Il fatto è che io abito vicino a un lago, e le anatre le vedo quasi tutti i giorni, ma non c’è corrente. In certi giorni non ci sono neppure le onde.
Poi scema, mi sono detta, quelle a ritorno volano! che gliene importa? E invece dopo ne ho viste due. Risalivano la corrente, come se non sapessero volare. Fianco a fianco, anche da lontano si vedeva lo sforzo, il collo teso in avanti. Fianco a fianco, e se una un poco avanzava, poi aspettava che l’altra la raggiungesse. Le ho osservate a lungo, sperando di vedere il loro arrivo, magari su un isolotto di quelli che affiorano in mezzo al fiume, sabbie e detriti e verde di piante tra le acque veloci. Ma loro continuavano ad andare avanti e io ho proseguito lungo il mio percorso senza una vera meta, certa che sarebbero arrivate a destinazione, certa che la loro destinazione fosse già quella.
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