Affezionarsi

di Slawka G. Scarso

Voi ve lo siete mai chiesto,
da dove viene l’affezionarsi?
Dov’è che nasce, com’è che si manifesta?
Certo, i frettolosi diranno secchi
che viene dall’affetto, e correranno
via, senza pensarci ancora.
Eppure il dizionario, va ben oltre
– ve l’assicuro.
Addirittura parla di un valore causativo.
Io causo a te, l’affetto. O tu lo causi a me.
Come a dire che dietro c’è di certo un motivo.
Lo causa il cane al suo padrone
a forza di scodinzolare al suo arrivo.
Oppure un bimbo al nonno, per il semplice
fatto che un poco gli somiglia.
E ancora, lo stesso dizionario,
va avanti e parla di consuetudine
– nientedimeno!
Come se affezionarsi, diventasse un po’
una tradizione, tra due persone
che poco a poco
si conoscono di più. E allora è gradualmente
che io ti causo quest’affetto,
o tu lo causi a me.
Capita al signore che si reca sempre
nello stesso ristorante – lo chiamano
affezionato, in quanto cliente.
Capita a lui che ogni sera chiama,
a un’ora un po’ diversa, ma non di molto.
E più viene l’abitudine, meno c’è il bisogno
di crearsi la scusante.
Chi alza la cornetta, dall’altra parte,
non chiede più, sorpresa,
il motivo della telefonata.
Già lo sa bene, lo sa mentre l’aspetta
perché pure lei, s’è un poco affezionata.