Naif.Super – Flusso di coscienza made in Norvegia
Può un tavolo da falegname giocattolo far superare una crisi esistenziale? È quanto ci si chiede leggendo il libro di Erlend Loe, rivelazione della letteratura norvegese, che affronta il tema della crisi di identità di un giovane studente universitario che di fatto si comporta come un adolescente. Il flusso di coscienza del protagonista all’inizio appare sincopato. Una successione continua di frasi brevi o brevissime dà il senso dello stordimento mentale del protagonista, che arrivato al suo venticinquesimo compleanno decide di mollare tutto, università inclusa, e si trasferisce a casa di suo fratello, che sta fuori per lavoro – il protagonista non si ricorda bene dove.
Lentamente, il ritmo del flusso di coscienza diventa più posato, seguendo lo scandire più lento del tempo, segnato da un pallone fatto rimbalzare sera dopo sera contro il muro del cortile, o dal martellare sui chiodi del tavolo da falegname giocattolo. Un tavolo che basta rigirare da una parte all’altra per ricominciare il gioco da capo, come una clessidra che continua a misurare il tempo capovolgendola ogni volta che la sabbia finisce.
Così i giochi dei bambini hanno un effetto anestetico sui pensieri del protagonista, e lo stesso vale per gli elenchi, delle cose belle, delle cose che appassionano e così via, che riescono lentamente a dare un senso di razionalità all’irrazionalità dei pensieri. E in questo viaggio esistenziale della durata d un paio di mesi compaiono personaggi vicini e lontani, da Borre, il bambino affascinato dalla bicicletta rossa del protagonista, all’amico buono Kim, che solo su un’isoletta al nord della Norvegia mantiene i contatti con il mondo reale via fax. Un romanzo che parte dall’esistenzialismo scandinavo (pur se questo è tipicamente svedese) per arrivare a un senso di pace e di tranquillità. Perché alla fine tutto andrà bene.
Riferimenti bibliografici
- Erlend Loe, Naif.Super, Universale Economica Feltrinelli, 2006
Pubblicato su Il Pendolo
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