Giugno
di Slawka G. Scarso
Già lo sapevo che giugno sarebbe stato così.
In una città dove ogni angolo serba gelosamente un ricordo di noi due, da schiudere a tradimento al mio passaggio, i ricordi a giugno si completano del calore avvolgente di inizio estate, del sole che picchia sull’asfalto ancora brulicante di macchine, delle canzoni estive, ogni anno diverse ma sempre uguali. E degli stessi profumi caldi di quel giugno.
Ogni attimo porta con sé un’eredità che gli avvenimenti successivi hanno reso pesante, e che si traduce in un’unica frase: un anno fa a quest’ora.
Non c’è mai stato un maggio insieme, ma un giugno sì. Pieno di sorrisi sbalorditi, di quella sensazione di incredulità che capita solo quando il destino si intromette prepotentemente nella nostra vita per portare, una volta tanto, un dono sorprendentemente dolce.
I nostri sguardi, a giugno, parlavano da soli. I nostri sorrisi lo stesso.
E dicevano sempre la stessa cosa:
“Finalmente, tu.”
Ma quel giugno è passato.
Presto, spero, passerà anche questo.
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