Slawka G. Scarso

Short stories, poems and the odd travel note // Racconti, poesie, e qualche appunto di viaggio

Con o senza rima

Ritratto di esperti d’arte.

Le loro sagome, nella sala illuminata per esaltare solo le opere d’arte alle pareti, si stagliavano decise. Otto paia di piedi ben puntati a terra, le gambe divaricate quanto bastava per dimostrare la fondatezza delle loro opinioni. I gomiti perfettamente perpendicolari al pavimento svelavano le braccia conserte e la chiusura delle loro idee. Un certo inarcarsi delle spalle dell’uomo sulla destra sembrava richiamare un probabile e molto più pronunciato inarcarsi delle sopracciglia mentre continuava a riflettere sull’essenza di quell’opera.

Poco dietro, seduto su una panca abbastanza morbida per dare l’illusione di un’oasi di riposo, ma troppo poco confortevole per indurre a sostarvi più del dovuto, un altro uomo osservava il gruppo. Un ragazzino accanto a lui aveva un blocco da disegno sulle ginocchia e un carboncino in mano. Nessuno di loro parlava. Nessuno di loro riusciva a vedere l’opera.

Dal gruppo di esperti si distaccò una donna bruna, con un caschetto altezza mento. Subito il gruppo si serrò attorno a lei, riempiendo il vuoto che aveva lasciato. Dando le spalle all’opera la donna bruna iniziò a spiegarla al resto del gruppo.

“Molteplici, sono le interpretazioni date a quest’opera d’arte. Secondo taluni studiosi, questo quadro che ha rivoluzionato il concetto di arte così come era conosciuto fino alla sua realizzazione, rappresenta il vuoto interiore dell’artista, un uomo assai schivo della vita sociale. Esiste poi un secondo filone di pensiero secondo cui l’opera rappresenta la mancanza di significato che ha l’arte contemporanea. Un vuoto pertanto che si estende dall’artista a tutta la società creativa…”

Le teste cominciarono a fare su e giù verso la donna bruna. Poi le sagome improvvisamente diventarono profili che annuivano tra loro, ciascuno compiacendosi della sua opinione azzeccata, ciascuno sostenendo le sue idee e il mento con due dita.

“Molti dei dubbi sul suo significato derivano proprio dal titolo dell’opera. Non un banale «Senza titolo», piuttosto, «Titolo cancellato». Le teste delle sagome si voltarono quasi impercettibilmente a destra, e si piegarono leggermente verso il basso, a guardare la targhetta.

“E ora passiamo alla prossima sala dove è esposto un esempio importantissimo di arte minimalista postmoderna…”

Lentamente i profili delle sagome, uno dopo l’altro, si allontanarono dalla sala, aprendo come un sipario la vista dei due silenziosi spettatori in panchina all’opera: un singolo chiodo appeso al muro. In basso e a destra, una piccola targhetta indicava il nome dell’artista. Che i due spettatori in panchina non avevano bisogno di leggere.

“Papà, mi dici qual era il titolo prima che lo cancellassi?”

“Lo stesso del tuo lavoro per artistica: «Ritratto di esperti d’arte»”.

Prima di alzarsi lanciò uno sguardo sul foglio del ragazzino. Un ritratto in carboncino, con un chiaroscuro da manuale. Per fortuna il figlio capiva la bellezza del figurativo.

3 Comments

  1. Fabrizio Rasori

    10th Febbraio 2007 at 1:09 pm

    Fare un giro sul tuo sito riserva sempre belle sorprese. Il re continua a essere nudo per chi ha occhi per guardare.
    (Dove lo hai imparato il tuo sguardo? Eppure sembri mediamente felice. – Scusa, non cancello questa mia domanda, ma so che non è opportuna, dimenticala.)
    Mi piace come scrivi. Hai scritto anche qualcosa di più lungo e articolato?

  2. Fabrizio Rasori

    10th Febbraio 2007 at 1:27 pm

    questa tecnologia mi è oscura. Non so se ti ho lasciato il commento o no. Spero di si. bye

  3. Slawka G. Scarso

    10th Febbraio 2007 at 1:53 pm

    Ciao Fabrizio, commenti arrivati, come vedi!
    Grazie mille! Non sai quanto è motivante ricevere dei riscontri positivi.
    Qualcosa di più lungo c’è, almeno in cantiere. Quando (se) sarà pronto, un giorno, te lo farò sapere di sicuro!

    Un caro saluto,
    Slawka

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